ANNI 60: Favolosi ma anche inquieti

Veleni e pugnali

Cambi al vertice della società e cambi continui sulla panchina: Foni, famiglia, Mirò, Lorenzo, Pugliese, Helenio Herrera guidarono a turno una Roma lacerata da profonde lotte intestine

E adesso immaginate una congiura di stampo rinascimentale. Di quelle che tra veleni e pugnali e vendette, tra padre e figli, madri e sorelle, non si capisce più tra i morti ammazzati chi è stato il primo e chi l'ultimo. Nella Roma, tra i dirigenti accadde una cosa simile. Anacleto Gianni, il presidente; il conte Marini Dettina, Franco Evangelisti e D'Arcangeli, i vicepresidenti: tutti gridarono al tradimento. Tutti traditi, ma i traditori chi erano? Apriti cielo quando si scoprì che Anton Valentino Angelillo era stato pagato molto di più della cifra che figurava nei libri contabili. Marini Dettina rischiò l'esecuzione in piazza. Oggi, con il suo sorriso cortese che non è cambiato negli anni, che non ha fatto neppure una piega amara, il Conte dice: «Sono stati sempre soldi miei, quelli pagati in più: ecco perchè con la Roma bo rischiato di rovinarmi». O si è rovinato, per certi versi?
Quasi sempre, la vittoria sul campo militare riporta la pace intorno al tavolo politico. I dissensi vengono dimenticati, si cerca di sfruttare il successo. La Roma era diventata una giungla, nella quale le bande armate (si parla sempre, ovviamente, di semplici affari calcistici) scavavano i loro rifugi. li successo nella Coppa delle Fiere, invece di placare gli animi, alimentò la disputa. Alfredo Foni, per esempio, continuava ad essere aspramente criticato, e alla fine della stagione se ne andò: cominciò in quel momento un vorticoso giro che portò alla guida tecnica della Roma, in quegli anni '60, tanti personaggi tutti di staordinaria personalità, ognuno a modo suo: Luis Carniglia, poi di nuovo Foni, poi Luis Mirò, poi Juan Carlos Lorenzo, strappato addirittura alla Lazio, poi Oronzo Pugliese e infine il padre della stirpe dei maghi, Helenio Herrera. Dopo Foni, ma un pò più tardi, lasciò anche Anacleto Gianni: se ne andava il vincitore (della Coppa delle Fiere), l'ultimo presidente del periodo rinascimentale (stavolta in senso buono) della Roma, dopo lo sconquasso della retrocessione. Si chiudeva un altro decennio: 1942-1952-1962.
Tutto quello che poteva succedere, nel bene e nel male (scudetto, retrocessione e rinascita) era successo. L'epoca dei grandi presidenti che si chiudeva in questo momento, con Anacleto V, si sarebbe riaperta solo con Dino Viola, vent'anni dopo.

Tratto da La mia Roma del Corriere dello Sport

 

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